05 gennaio 2015

ROMA . “Fiscal waterboarding”, lo chiama Yanis Varoufakis. Come la peggiore delle torture della Cia in versione finanziaria. “Sono cinque anni che l’Europa su ispirazione tedesca ce lo infligge. Strangolare un popolo per costringerlo al rigore oltre i limiti mentre la gente è senza lavoro e vive con pensioni da fame, si muore di malattie scomparse cinquant’anni fa, con le privatizzazioni forzate sono state consegnate l’area di Hellenikon o la lotteria nazionale a dei lestofanti. Dove dobbiamo andare a finire?” Varoufakis, classe 1961, docente alla Texas University di Austin e già preside di Economia ad Atene, è l’eminenza grigia di Syriza, l’autore del progetto che fa tremare l’Europa. Per il partito sarà anche candidato.

Non chiedete più di uscire dall’euro, ma intanto la Merkel vi invita a rispettare i patti. Qual è la vostra risposta?
“Che è un’ingerenza inaccettabile in una campagna elettorale democratica. L’euro è stato concepito male, e per la Grecia, come per l’Italia, era meglio non aderirvi. Non ha retto all’impatto della crisi finanziaria del 2008, ma ormai non si può tornare indietro. È come un vascello lanciato verso l’America che a metà dell’oceano comincia ad imbarcare acqua. E’ inutile stare a disquisire sugli errori degli ingegneri che l’hanno costruito, bisogna stringere i denti e arrivare in porto”.

Qual è la vostra proposta?

“Di trasformare il debito verso la Troika, salito da 240 a 280 miliardi per il comporsi degli interessi (che più volte rinegoziati sono scesi al 2% di media ma prima arrivavano a più del 5), in un maxi-bond a scadenza illimitata: cominceremo la restituzione quando le condizioni lo permetteranno e si sarà innescata in Grecia una crescita almeno del 3-3,5%”.

Non è troppo?

“Non le abbiamo inventate noi cifre del genere: la Troika quando ci concesse i prestiti di 110 miliardi nel maggio 2010 e 130 nella primavera 2012, diceva che sarebbero bastati per garantirci uno sviluppo del 4,5% l’anno. Che razza di errore, perfino l’Fmi l’ha riconosciuto. La Grecia ha perso talmente tanto che non è irrealistico un rimbalzo, ma da dove esce la crescita se ogni euro disponibile va a ridare i prestiti? Da questi fondi dipende la nostra sopravvivenza. E’ la nostra linea rossa, non arretreremo “.

Niente più haircut dopo quelli del 30% nel 2011 e di un altro 40 nel 2012?

“Il debito verso la Troika, in un Paese che ha 250 miliardi di Pil, è l’81% del debito pubblico. Il resto, dovuto a creditori privati, non si tocca. Le ricordo che al momento delle ristrutturazioni le banche avevano già ceduto i loro titoli alla Bce, esente dall’haircut, che non ci ha rimesso un euro. Vi incapparono fondi pensione e investitori privati. Ora è il momento che le banche e la Bce ci restituiscano il favore. Se Francoforte e soprattutto Berlino continueranno ad opporsi, noi non ci staremo. Qualsiasi siano le minacce”.

Come avviare una crescita così vigorosa?

“Puntiamo sul quantitative easing, e la Bce non si azzardi ad escluderci, e anche su una forma speciale di Qe: l’acquisto di bond della Banca europea degli investimenti. La Bei cominci a fare quello per cui è nata, cioè finanziare investimenti nei Paesi europei, Grecia ovviamente compresa”.